Don Donato, nasce a San Donaci (BR), l’8 maggio 1940. Ordinato sacerdote nel 1964, nei primi anni del suo ministero è stato viceparroco a Guagnano. In seguito è diventato parroco di San Donaci, suo paese natale, dove ha lavorato fino a quando, nel 1989, partì come missionario “Fidei Donum” a Laisamis, nel Marsabit, in Kenya. Rientrato in diocesi dopo tredici anni, fu inviato come parroco alla chiesa madre di Salice Salentino, ma qualche tempo dopo, non essendoci altri sacerdoti disponibili, tornò nuovamente in Africa, nella stessa missione, che rischiava di essere chiusa. Con suo grande rammarico, la chiusura definitiva di quella esperienza di gemellaggio missionario con la diocesi fu inevitabile. Al ritorno in Italia, divenne parroco di Mater Domini, a Mesagne. E infine l’obbedienza lo portò per una seconda volta come parroco a San Donaci, fino al 2015, quando diede le dimissioni per raggiunti limiti di età.
Giovanni Paolo II, nella Redemptoris Missio, ci ricorda che il primo compito della Chiesa è la tensione all’annuncio, e che l’attività missionaria è la massima sfida per la Chiesa, per cui, come scrive papa Francesco nell’Evangelii Gaudium, l’azione missionaria è il paradigma di ogni opera della Chiesa. La “nuova evangelizzazione”, ha quindi tre ambiti di azione: la pastorale ordinaria, rivolta ai fedeli che regolarmente frequentano la Chiesa; coloro che non vivono pienamente il proprio essere battezzati, che pur essendo cristiani, non sperimentano la consolazione della fede; coloro che non conoscono Gesù o lo rifiutano!
Don Donato Panna, nella sua vita sacerdotale, ha pienamente incarnato questa tensione all’annuncio, diventando testimone instancabile della Buona Novella verso tutti coloro che ha incontrato sul suo cammino: nelle comunità parrocchiali che ha servito nella diocesi di Brindisi Ostuni; uscendo dalle mura delle sacrestie per andare incontro a chi era nel bisogno, nella malattia, nella sofferenza dell’animo; lasciano ogni sicurezza personale per andare, nelle periferie della diocesi di Marsabit, ad annunciare che c’è un uomo morto sulla croce per la salvezza di tutti.
È stato infatti inviato dalla diocesi di Brindisi Ostuni, insieme a don Fernando Paladini, come Fidei Donum, missionario in Kenya, ma non è questo che fa di lui un missionario. È stato un uomo di Dio, un uomo che ha sempre, in ogni circostanza della sua vita, messo Dio al primo posto, imparando a guardare il mondo con lo sguardo d’Amore di Cristo. È diventato “missione”, perché ha saputo vivere l’abbandono totale alla volontà di Colui che ha servito e annunciato, nella consapevolezza che la vita cresce e matura nella misura in cui la si dona per la vita degli altri!
Donare la vita: accogliere gli altri senza pregiudizio, senza la presunzione di volerlo cambiare; vedere il bene infondo ad ogni bruttura; donare a chiunque tempo per l’ascolto, per la condivisione, per il confronto; guardare con uno sguardo che legge dentro e sana le ferite, anche quelle inespresse; essere presenza discreta ma essenziale; annullarsi perché fosse sempre garantito il primato di Dio; confidare nella provvidenza e riuscire a centuplicare il niente; valorizzare le nullità, gli scarti prodotti da una Chiesa che a volte non riesce a trasformare in testate d’angolo le pietre scartate dai costruttori; soffrire nel nascondimento e essere capace di perdonare ed amare più di prima chi lo aveva ferito; sapere ridere di cuore per le cose semplici; farsi piccolo con i piccoli, giovane con i giovani…conservando uno spirito leggero e capace di divertirsi e divertire! Questo è stato don Donato!
“Io sono missione su questa terra”, scrive papa Francesco nell’Evangelli Gaudium, e questo ha vissuto don Donato. La missione al cuore del popolo non ha rappresentato una parte della sua vita, un’appendice, ma lo ha marcato a fuoco: don Donato ha illuminato, benedetto, vivificato, sollevato, guarito, liberato.
Ha speso la sua vita per annunciare che il Vangelo è gioia, che amare significa condividere: ridere con chi è nella gioia, piangere con chi è nel dolore. Ha attraversato le vite di chiunque lo ha conosciuto in punta di piedi, trasformandole, rivoltandole come un calzino, senza che neppure ce se ne accorgesse! Condividere con lui esperienze pastorali, di carità, di formazione, ha scavato, come la goccia scava la roccia, ogni singola esistenza, riempiendola di consapevolezze nuove! Condividere tratti di vita con lui, ha permesso di affrontare paure, di confrontarsi con i propri limiti: faceva sentire amati e faceva sperimentare che davvero Amare senza limiti è possibile.
Durante il viaggio a Marsabit nel luglio 2016, una donna di una comunità in cui don Donato ha portato il primo annuncio del Vangelo ha consegnato al gruppo di Brindisi questa testimonianza:
<<Prima che don Donato venisse in mezzo a noi, io, noi, eravamo al buio. Don Donato, da lontano è venuto tra noi, ci ha parlato di Gesù e noi siamo passati dal buio alla luce. Don Donato ha aperto i nostri occhi alla vita, ci ha donato la fede, ci ha insegnato che per credere, per pregare, non abbiamo bisogno di costruire chiese di mattoni, ma dobbiamo aprire il nostro cuore, fare posto dentro di noi all’Amore di Gesù; dobbiamo cambiare il nostro cuore ed imparare ad amare come Gesù ci ha amato. Lui ha cambiato la mia vita, facendomi scoprire che c’è un Amore più grande e io gli ho chiesto di essere battezzata!>>
Don Donato scriveva così in un messaggio rivolto ai giovani animatori del centro estivo della parrocchia di San donaci, nel giugno del 2016:
<< Gesù non ha bisogno di molti ma di autentici operai, cioè di persone che portano dentro un pezzetto di Dio, di persone che non hanno niente da dimostrare ma che sanno vedere il bello, il buono, il positivo in ogni persona.>>